Ti tengo d'occhio
io e il signor Parkinson quattro anni dopo
"Genera sempre un certo turbamento, misto ad ammirazione e a forti emozioni la lettura degli scritti di Daniela, perché ciò che lei comunica non è mai invenzione, è vita, esperienza di un’avventura per certi aspetti drammatica ma anche consolatoria. La parola è liberazione, non semplice sfogo, è ricerca di auto comprensione senza arrivare mai al fondo, alla risposta definitiva. Siamo dentro a un grande diario costruito in sequenze psicologico-emotive, fuori da ogni apparente progressione cronologica. La scansione viene dalla forma delle parole, dalla prosa alla poesia, dalla narrativa come racconto alla confessione esplicita, ma tutto in fondo è autobiografia poetica in cui anche la malattia si sublima come appartenesse a qualche altra persona attraverso la parola liberante e consolatoria.
Adesso le parole mi fanno compagnia. Riempiono il mio futuro e sono di aiuto a chi non le sa trovare dentro di sé.
Alla fine dunque la parola, con tutto il carico di notazioni e di emozioni, di ricordi e di decisioni si fa dono per tutti noi, non solo per chi è costretto a condividere l’esperienza di Daniela. La poesia si fa sfida, voglia di non arrendersi, intenzione di non mollare.
Il signor “P.” vuole la guerra? E guerra sarà!
Grazie, Daniela, da parte di tutti quelli che ti conoscono e leggendoti impareremo che “dall’inferno” della vita si può uscire, con il tuo coraggio e la tua determinazione, a rivedere le stelle (Livio Crepaldi)